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    Viviana Giorgi quote. Lui sta armeggiando in macchina cercando di liberare la piccola dalle cinture del seggiolino. La bimba sembra essersi svegliata, ma lui è bravo, le parla dolcemente e lei non piange e si lascia andare persino a un risolino.«Forse ci vorrebbe del latte» faccio io raggiungendoli, come se di bambini capissi tutto.«Yeah» risponde lui.Yeah?Poi annuisce e mi chiede cortesemente di prendere la borsa rosa che è in macchina. Obbedisco e trotterello dietro di lui in casa.Red, dall’alto del suo palco reale, segue la scena un po’ seccato e commenta con un miao altezzoso. Forse invidioso.Fuck you, Red

    Lui sta armeggiando in macchina cercando di liberare la piccola dalle cinture del seggiolino. La bimba sembra essersi svegliata, ma lui è bravo, le parla dolcemente e lei non piange e si lascia andare persino a un risolino.«Forse ci vorrebbe del latte» faccio io raggiungendoli, come se di bambini capissi tutto.«Yeah» risponde lui.Yeah?Poi annuisce e mi chiede cortesemente di prendere la borsa rosa che è in macchina. Obbedisco e trotterello dietro di lui in casa.Red, dall’alto del suo palco reale, segue la scena un po’ seccato e commenta con un miao altezzoso. Forse invidioso.Fuck you, Red

    Viviana Giorgi
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    Viviana Giorgi quote. «Proprio un elfo snob doveva toccarmi in sorte?» le rispose divertito. «Allora, non mi rimane altra scelta che portarti in campeggio, prima o poi, o in canoa o a fare una nuotata nel lago.»Lei lo fissò con la sua più riuscita espressione Scordartelo disegnata sul volto.«Puoi guardarmi come vuoi, ma mai dire mai» ridacchiò lui.«Oh, invece mai è una delle mie parole preferite.» «Scommetto che ti piacerebbe…»«Cosa?»«Il campeggio. Le stelle, il silenzio, le foglie che mormorano al vento, sai, quelle cose lì.» «Per non parlare di orsi, insetti e magari di qualche serpente che ha perso la strada di casa. Mi vengono i brividi solo a pensarci. Sono un elfo cittadino a tutti gli effetti e ho il terrore di tutto ciò che si muove e che non sia addomesticabile.»Lui la fissò con aria divertita. «Incluso il sottoscritto?»Le si era avvicinato troppo e ora la fissava come se volesse divorarla, in modo così sfacciato che, per puro istinto di sopravvivenza, arretrò di un passo. Non abbassò lo sguardo ma per qualche attimo non seppe cosa rispondergli. Non che avesse dubbi che la categoria esseri viventi non addomesticabili e pericolosi includesse anche lui, almeno a dar retta a tutte quelle farfalle che le svolazzavano nello stomaco, ma come avrebbe potuto rispondergli sì? Così gli sorrise a sua volta, pronta all’ennesima bugia.«Sono convinta, predatore, che tu, nonostante i grugniti e i continui brontolii e la tua probabile parentela con un grizzly, sia molto addomesticabile.»Lui alzò un sopracciglio, con un’espressione da schiaffi da premio Oscar

    «Proprio un elfo snob doveva toccarmi in sorte?» le rispose divertito. «Allora, non mi rimane altra scelta che portarti in campeggio, prima o poi, o in canoa o a fare una nuotata nel lago.»Lei lo fissò con la sua più riuscita espressione Scordartelo disegnata sul volto.«Puoi guardarmi come vuoi, ma mai dire mai» ridacchiò lui.«Oh, invece mai è una delle mie parole preferite.» «Scommetto che ti piacerebbe…»«Cosa?»«Il campeggio. Le stelle, il silenzio, le foglie che mormorano al vento, sai, quelle cose lì.» «Per non parlare di orsi, insetti e magari di qualche serpente che ha perso la strada di casa. Mi vengono i brividi solo a pensarci. Sono un elfo cittadino a tutti gli effetti e ho il terrore di tutto ciò che si muove e che non sia addomesticabile.»Lui la fissò con aria divertita. «Incluso il sottoscritto?»Le si era avvicinato troppo e ora la fissava come se volesse divorarla, in modo così sfacciato che, per puro istinto di sopravvivenza, arretrò di un passo. Non abbassò lo sguardo ma per qualche attimo non seppe cosa rispondergli. Non che avesse dubbi che la categoria esseri viventi non addomesticabili e pericolosi includesse anche lui, almeno a dar retta a tutte quelle farfalle che le svolazzavano nello stomaco, ma come avrebbe potuto rispondergli sì? Così gli sorrise a sua volta, pronta all’ennesima bugia.«Sono convinta, predatore, che tu, nonostante i grugniti e i continui brontolii e la tua probabile parentela con un grizzly, sia molto addomesticabile.»Lui alzò un sopracciglio, con un’espressione da schiaffi da premio Oscar

    Viviana Giorgi
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    Viviana Giorgi quote. Dio, che stupido era stato a lasciarsi andare alla collera! Non era così che sarebbe riuscito a proteggerla. Perché, se non poteva averla, almeno avrebbe fatto di tutto per tenerla sotto la sua ala protettrice, come un pulcino indifeso. Per la verità, più che un pulcino indifeso in quel momento gli parve una gatta pronta a graffiare.Quando si decise a parlare, la sua voce uscì controllata e bassa. «Camille, state prendendo questa storia del giornalismo troppo seriamente…» La lingua di lei scattò come una lama acuminata.«Dal momento che mi pagate per farlo, dovreste esserne soddisfatto.»Già. Frank scosse la testa, irritato dalla logica inattaccabile di lei, poi si alzò e si sedette al suo fianco, abbastanza da poterne respirare il calore e il profumo. Per un istante temette che se ne andasse, ma invece rimase ferma, le mani in grembo, lo sguardo basso. «Voi non potete capire, Mr Raleigh…»«Cosa, di grazia?»«Cosa questo lavoro significhi per me…»Lui deglutì, cercando di non rispondere in modo affrettato, cercando di assorbire ogni più piccolo particolare di lei. Le mani sottili, la nuca bianca disegnata da alcuni riccioli sfuggiti allo chignon, il profilo perfetto, le lunghe ciglia, il seno armonioso che si muoveva al ritmo del respiro accelerato.Sospirando, si passò la mano fra i capelli e distolse lo sguardo prima che gli saltassero in testa delle pessime idee. «In effetti, non riesco a capire cosa significhi per voi. Non è che un lavoro, in fondo. Spiegatemelo, vi prego, Miss Brontee.»Con lentezza Camille si girò verso di lui, gli occhi che brillavano. «Ecco… significa tutto.»

    Dio, che stupido era stato a lasciarsi andare alla collera! Non era così che sarebbe riuscito a proteggerla. Perché, se non poteva averla, almeno avrebbe fatto di tutto per tenerla sotto la sua ala protettrice, come un pulcino indifeso. Per la verità, più che un pulcino indifeso in quel momento gli parve una gatta pronta a graffiare.Quando si decise a parlare, la sua voce uscì controllata e bassa. «Camille, state prendendo questa storia del giornalismo troppo seriamente…» La lingua di lei scattò come una lama acuminata.«Dal momento che mi pagate per farlo, dovreste esserne soddisfatto.»Già. Frank scosse la testa, irritato dalla logica inattaccabile di lei, poi si alzò e si sedette al suo fianco, abbastanza da poterne respirare il calore e il profumo. Per un istante temette che se ne andasse, ma invece rimase ferma, le mani in grembo, lo sguardo basso. «Voi non potete capire, Mr Raleigh…»«Cosa, di grazia?»«Cosa questo lavoro significhi per me…»Lui deglutì, cercando di non rispondere in modo affrettato, cercando di assorbire ogni più piccolo particolare di lei. Le mani sottili, la nuca bianca disegnata da alcuni riccioli sfuggiti allo chignon, il profilo perfetto, le lunghe ciglia, il seno armonioso che si muoveva al ritmo del respiro accelerato.Sospirando, si passò la mano fra i capelli e distolse lo sguardo prima che gli saltassero in testa delle pessime idee. «In effetti, non riesco a capire cosa significhi per voi. Non è che un lavoro, in fondo. Spiegatemelo, vi prego, Miss Brontee.»Con lentezza Camille si girò verso di lui, gli occhi che brillavano. «Ecco… significa tutto.»

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    Viviana Giorgi quote. Primo giorno di navigazione1 gennaio 1900, al largo della Costa Orientale degli Stati Uniti«Mr Benton, l’accompagno al suo posto al tavolo del comandante.»Con un piccolo cenno di ringraziamento, Ken seguì lo steward nella sfarzosa sala da pranzo dell’Oceanic II, tutta marmi, specchi e lampadari di cristallo, sino al tavolo centrale imbandito con una tale quantità di bicchieri e posate da mettere probabilmente in soggezione più di un commensale. Durante la traversata avrebbe diviso i pasti con il comandante, Mr Cameron, il suo vice, il medico di bordo e una ventina di passeggeri di prima classe, considerati, per varie ragioni a lui poco comprensibili, importanti.Ne aveva ricevuto l’elenco completo solo pochi minuti prima dal valletto che era andato a prelevarlo nel suo alloggio, per scortarlo, come un secondino, sino alla sala da pranzo: un trattamento di riguardo per i viaggiatori importantiche occupavano le suite del ponte principale del transatlantico.In realtà, Ken aveva sperato di poter trascorrere i cinque giorni della traversata da solo, a elaborare la delusione e a piangere sulla sua vita che non sarebbe trascorsa al fianco della donna che ancora amava disperatamente. E invece… era stato catapultato in un mondo dove gli obblighi sociali sembravano essere ancora più assillanti che sulla Quinta Avenue.Forse, a pensarci meglio, da domani avrebbe deciso di consumare tutti i pasti chiuso nella sua cabina, servito da Jim, il suo valletto. Forse ci sarebbe rimasto per tutti e cinque i giorni, chiuso nella sua cabina.Con l’umore nero che si ritrovava, che a dire il vero rasentava la disperazione, non aveva alcuna voglia di sorridere e scambiare chiacchiere inutili con un gruppo di spocchiosi aristocratici britannici e di suoi connazionali milionari, tutta gente che frequentava l’alta società della East Coast e Wall Street; come lui stesso, del resto. Sperò almeno di sedere vicino a uno degli ufficiali di bordo, in modo da poter intrattenere una conversazione che andasse al di là degli ultimi pettegolezzi. Compreso quello che probabilmente si era già diffuso in tutta New York e che riguardava la patetica rottura del suo fidanzamento con Camille Brontee.Dannazione! Se qualcuno gli avesse chiesto qualcosa a proposito, o vi avesse solo accennato, la tentazione di rifilargli un bel cazzotto sul naso sarebbe stata enorme. Si guardò la mano destra, ancora dolorante a causa del pugno che solo il giorno prima aveva tirato in faccia a Frank Raleigh, l’uomo per cui Camille lo aveva lasciato

    Primo giorno di navigazione1 gennaio 1900, al largo della Costa Orientale degli Stati Uniti«Mr Benton, l’accompagno al suo posto al tavolo del comandante.»Con un piccolo cenno di ringraziamento, Ken seguì lo steward nella sfarzosa sala da pranzo dell’Oceanic II, tutta marmi, specchi e lampadari di cristallo, sino al tavolo centrale imbandito con una tale quantità di bicchieri e posate da mettere probabilmente in soggezione più di un commensale. Durante la traversata avrebbe diviso i pasti con il comandante, Mr Cameron, il suo vice, il medico di bordo e una ventina di passeggeri di prima classe, considerati, per varie ragioni a lui poco comprensibili, importanti.Ne aveva ricevuto l’elenco completo solo pochi minuti prima dal valletto che era andato a prelevarlo nel suo alloggio, per scortarlo, come un secondino, sino alla sala da pranzo: un trattamento di riguardo per i viaggiatori importantiche occupavano le suite del ponte principale del transatlantico.In realtà, Ken aveva sperato di poter trascorrere i cinque giorni della traversata da solo, a elaborare la delusione e a piangere sulla sua vita che non sarebbe trascorsa al fianco della donna che ancora amava disperatamente. E invece… era stato catapultato in un mondo dove gli obblighi sociali sembravano essere ancora più assillanti che sulla Quinta Avenue.Forse, a pensarci meglio, da domani avrebbe deciso di consumare tutti i pasti chiuso nella sua cabina, servito da Jim, il suo valletto. Forse ci sarebbe rimasto per tutti e cinque i giorni, chiuso nella sua cabina.Con l’umore nero che si ritrovava, che a dire il vero rasentava la disperazione, non aveva alcuna voglia di sorridere e scambiare chiacchiere inutili con un gruppo di spocchiosi aristocratici britannici e di suoi connazionali milionari, tutta gente che frequentava l’alta società della East Coast e Wall Street; come lui stesso, del resto. Sperò almeno di sedere vicino a uno degli ufficiali di bordo, in modo da poter intrattenere una conversazione che andasse al di là degli ultimi pettegolezzi. Compreso quello che probabilmente si era già diffuso in tutta New York e che riguardava la patetica rottura del suo fidanzamento con Camille Brontee.Dannazione! Se qualcuno gli avesse chiesto qualcosa a proposito, o vi avesse solo accennato, la tentazione di rifilargli un bel cazzotto sul naso sarebbe stata enorme. Si guardò la mano destra, ancora dolorante a causa del pugno che solo il giorno prima aveva tirato in faccia a Frank Raleigh, l’uomo per cui Camille lo aveva lasciato

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